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RECENSIONI E

COMMENTI AI LIBRI

Jozef Medový.

Un voto d'amore per amore degli altri

Cyborg 1.0

Per il libro:
"Enza Venturelli: Vi racconto il mio Cosimo Cristina"
 

Ciao Roberto, ho letto il tuo libro e volevo farti i complimenti per come è stato scritto e per quello che traspare su una vicenda umana dolorosissima. Una vicenda contestualizzata in un periodo storico molto difficile e dove il culturame mafioso la faceva da padrone, in territori dove i politici di turno erano strumenti in mano ad una mafia che dal mondo rurale era scesa nelle città. Una storia vera ed autenticamente dura e reale che ha lasciato delle ferite indelebili ad una giovanissima ragazza che si preparava a costruire e avere un proprio spazio di vita, assieme al suo ragazzo, per fare un percorso insieme e costruirsi una famiglia. Un giovanissimo giornalista, che non aveva paura nel denunciare il malaffare e che cercava la verità, null'altro che la verità. Caro roberto, ci sarebbero molte riflessioni che si potrebbero fare, ma su facebook diventerebbe riduttivo, perché mancano la parola e le sfumature dei toni . Ciao e di nuovo tanti complimenti.

 

Giuseppe Napoli

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Ha dovuto aspettare troppo il volto della verità, chiuso in un feretro. 

Ha dovuto aspettare troppo l’urlo della la verità, attutito dal rumore dello sferragliare di un treno. 

Hanno dovuto aspettare troppo le membra della verità, legate fra le carte di un archivio. 

Finché la verità è stata libera. 

Oggi tutti conosciamo la storia di Cosimo Cristina, quella vera.

Sappiamo che fu un giornalista onesto e coraggioso, vittima della mafia a soli 24 anni.

Correvano gli anni ’50 quando il giovanissimo Cosimo, nato a Termini Imerese,  lavorava per l’Ora, ilGiorno, Il Messaggero, il Gazzettino e l’Ansa.  Addirittura  fondò e diresse a Palermo il periodico Prospettive Siciliane, che vantava il motto di scrivere della Sicilia “senza peli sulla lingua”, indagando suatti mafiosi senza omettere nomi di personaggi ritenuti intoccabili.

Il 5 maggio del 1960 venne rinvenuto il suo cadavere sui binari delle ferrovie all'interno della galleria Fossola: il caso fu archiviato come suicidio. Sei anni dopo venne fatto riesumare il corpo per condurre una mai eseguita autopsia, ma, ancora una volta, la verità non emerse e il caso fu archiviato.

Ma, grazie alla sete di giustizia di tanti, da una quindicina d’anni, Cosimo Cristina figura, giustamente, fra i giornalisti assassinati dalla mafia.

Si può morire per le parole. E attraverso nuove parole risorgere.

Molti hanno scritto del giovane dal pizzetto e gli occhi verdi e della sua vicenda professionale. Roberto Serafini, nel suo libro “Enza Venturelli: vi racconto il mio Cosimo Cristina”, ci svela il lato più intimo e dolce dell’eroe, attraverso il racconto della sua di allora fidanzata e la pubblicazione del loro scambio epistolare, che annovera ben un centinaio di missive.

Il romanzo è ossimorico e straziante: il lettore conosce l’epilogo, perciò non può non provare tenerezza per un amore giovanile puro, innocente, assoluto, costruito sul sogno di un futuro da compiersi. Un futuro che mai si sarebbe realizzato, e Cosimo, alla fine, lo sapeva bene, al punto da invitare la sua amata “bambolina” a lasciarlo e a godere della vita, creandosi, con un altro, una famiglia serena.

Lei non lo fece, né allora né mai.

Continuò la sua vita, nonostante lo strazio e le velate minacce, tuttavia non amò nessuno come Cosimo, che fu il primo uomo di cui imparò a fidarsi, essendo cresciuta con un padre lontano e affatto presente, e che fu il primo che baciò, prima con pudore di bimba, poi con trasporto di donna.

Baci e lettere che non muoiono, destinate all’eterno della memoria, dove infinite foto catturano istanti come stelle appuntate su un cielo che unisce le anime, per sempre.

«Oh! Enza mia cara! Come è bello amare, ma questo amore mentre fa felici due persone, le rende nello stesso tempo infelici. Non si può rimanere sempre accanto e, così, quando si è soli ci si sente tristi poiché in precedenza si è gustata la gioia che l’amore dà a due esseri. […] Mi trovavo invece lontano da te sebbenesotto lo stesso cielo, sotto le stesse stelle.

[…]Scorsi ad un tratto una stella più grande delle altre, la osservai a lungo e le dissi: ““Oh, mia stella che splendi così chiara in cielo. Tu oggi ti chiamerai Enza come il mio amore. La mia bambina sarà una tua amica. Ti prego, vai da lei, dalla mia e dalla tua Enza, forse come me non dormirà, forse sognerà di me. Entra nella sua stanza, ma non fare rumore: potresti svegliare gli altri, avvicinati a lei, dalle un bacio sulla fronte e sussurrale nell’orecchio che io l’amo, l’amo immensamente e che in questo momento mi sento triste per non averla accanto. Dille, stella mia, che oggi sono stato veramente felice, ma avrei voluto rimanere sempre accanto a lei. Baciala forte per me, ha bisogno di affetto, perché è sola. Ha soltanto me e mi ama ancor di più di quanto io l’ami”».

(Lettera del 16 febbraio 1959)

 

Emma Fenu, scrittrice, blogger

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" Vi racconto il mio Cosimo Cristina" di Roberto Serafini.
Ho appena terminato il libro di Roberto Serafini, un libro possente, toccante e nello stesso tempo erudito. Ha una struttura tripartita in quanto comprende una prima parte tutta concentrata quasi interamente sulla storia d' amore di Cosimo ed Enza; una parte centrale, molto ampia, poi, sviscera con capillare impegno da parte dell' autore, tutte le ragioni, le cause, le riflessioni sulla morte del grande personaggio.Ladocumentazione presentata dall' autore è vastissima, attenta : non ci troviamo più nell' ambito del romanzo, bensì, della ricerca erudita delle fonti.Procediamo, così, verso la terza parte del libro. Ritorna la modalità del romanzo, non più solo romanzo d' amore, adesso, ma anche thriller , e dei più avvincenti. Non manca, alla fine, un' appendice comprendente le più belle lettere d' amore di Cosimo ad Enza. E' un libro per chi vuole conoscere e per chi vuole calarsi in una favola d' amore d' altri tempi. Bravo, Roberto.

 

Franca Adelaide, scrittrice

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Anni sessanta, il sole della Sicilia, l'ardore del Mediterraneo, le fragranze degli agrumi, la storia antica ma anche il peggiore male che una terra meravigliosa possa avere, la mafia. Nel nuovo libro di Roberto Serafini, Cosimo Cristina, un giornalista finito "suicidato" per mano di una delinquenza organizzata e culturalmente diffusa si dibatte all'interno di un mondo che lo condanna al silenzio, a tutti i costi, anche dopo la sua morte.

 

A raccontare questa dolente vicenda è la dolce Enza alla quale vengono dedicate decine di lettere di amore, da parte di un uomo entusiasta, ma allo stesso tempo rattristato di quello che avviene ogni giorno attorno a lui, sostenuto dalla speranza che le cose cambino anche grazie all'ostinazione nell'affermare la verità a chi la verità non la vuole né dire, né sentire. E lui si ribella, fa stridere la sua penna per rimuovere i veli su una brutta e fumosa vicenda nella quale si intrecciano i destini e le collusioni di molte persone, note e meno note.Tuttavia - com'era da immaginare - i suoi articoli infastidiscono e la mafia lo toglie di mezzo, ma la lotta non finisce e prosegue dopo la sua morte, perché se Cosimo non c'è più, qualcosa, anche di poco, è cambiato e non si può far finta di niente.

 

Stilisticamente la scelta di far parlare questa giovane ragazza costituisce l'occasione di comprendere l'amore in tutte le sue diverse prospettive, l'amore con la A maiuscola, l'amore per la propria terra, l'amore per la propria donna e quello per il proprio uomo, l'amore per la verità, l'amore per la giustizia in un mondo che sembra quasi un romanzo, ma che - con la forza dei documenti originali dell'epoca e delle fotografie altrettanto originali - è realtà e purtroppo non così lontana dai giorni nostri.

Serafini ci conduce abilmente e con rigore quasi giornalistico, attraverso i ricordi di Enza Venturelli, per celebrare un uomo intenso e vivo, come scrive lo stesso autore, uno che "...parlava con la sua penna e camminava guardando in faccia i suoi nemici, i mafiosi che voleva sconfiggere, senza paura di quello che sarebbe potuto accadergli. E lo faceva con quella forza d’animo interiore che si chiama “coraggio” ".

 

Alessandro Fort, scrittore

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“Enza Venturelli: Vi racconto il mio Cosimo Cristina” è il nuovo libro dello scrittore romano Roberto Serafini, che la casa editrice Youcanprint darà presto alle stampe.

L’opera narra, attraverso una voce femminile, quella di Enza Venturelli, alcuni frammenti di vita di Cosimo Cristina, un giovane giornalista siciliano, di Termini Imerese, pieno di talento ed entusiasmo, che perse la vita in circostanze misteriose il 5 maggio del 1960.

” L’Io narrante e il punto di vista di questa storia, da una parte dolce e romantica, dall’altra dolorosa e tragica, è quello della sua fidanzatina di allora, Enza Venturelli, ragazza e donna coraggiosa che ha conservato dentro di sé, nel silenzio del suo cuore, per oltre cinquanta anni il ricordo del suo giovane fidanzato, mai dimenticato, e che oggi, a oltre mezzo secolo di distanza, è decisa a condividere con chi avrà il piacere e il desiderio di leggerla.

Io ho messo su carta con semplicità e delicatezza, seppur con dovizia di particolari, a volte anche inediti, la storia d’amore tra Cosimo ed Enza da un lato e la storia professionale del giovane giornalista dall’altra” spiega l’autore, nipote da parte di madre della Venturelli.

Cosimo Cristina, corrispondente di vari quotidiani nazionali, aveva fondato una rivista dal nome “Prospettive Siciliane”, che si proponeva di trattare e discutere tutti i problemi interessanti dell’isola senza peli sulla lingua. Ed è in questo giornale che, appassionato di cronaca nera, inizia ad interessarsi con più interesse ed assiduità a fatti di mafia.

La sua breve vita, che si spegnerà a soli venticinque anni sui binari della ferrovia di Termini, è stata intessuta di momenti belli ma anche drammatici.

La sua morte venne archiviata dalla polizia come suicidio, ma probabilmente non è andata proprio così.

“Il suo non è un caso isolato. Considerato il primo giornalista “suicidato dalla mafia”, negli anni la lista si allungò in modo considerevole, annoverando addirittura ben otto giornalisti uccisi nella sola Sicilia.

I loro nomi sono Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Giuseppe Impastato, Mario Francese, Giuseppe Fava, Beppe Alfano e Mauro Rostagno.

Tutte le notizie che nel libro vanno al di là dei racconti e dei ricordi di Enza Venturelli, è bene sottolineare, sono state recuperate dai giornali dell’epoca, fonti dirette e insostituibili per la loro ricchezza di informazioni storiche e da altre fonti bibliografiche, opportunamente citate alla fine del volume” continua Serafini.

Un libro che l’autore ha avuto l’onore di scrivere e che ci omaggia di una forte testimonianza: Cosimo Cristina amava il suo paese, la sua Sicilia, desiderando come altri prima e dopo di lui, di liberarla dalla piaga della corruzione e della criminalità organizzata.

“Ecco chi era Cosimo Cristina, un giovane innanzitutto di una infinita integrità morale, amante della verità e difensore dei principi di onestà e di moralità civile. Se lui credeva in qualcosa, la sua ostinazione e caparbietà lo induceva a portarla avanti a ogni costo, senza se e senza ma.

Un’altra cosa in cui credeva, era quella che io un giorno sarei stata la sua sposa, la donna della sua vita, la mamma dei suoi figli. Era un desiderio forte che aveva dentro di sé e mi giurava sempre che prima o poi si sarebbe avverato” dichiara Enza Venturelli sfogliando tra le pagine.

“Enza Venturelli: Vi racconto il mio Cosimo Cristina”, una storia d’amore tenera e commovente, una giovane vita spesa per un’Italia migliore.

Un libro per conoscere, attraverso l’elegante scrittura di Serafini, una parte di storia del nostro paese. Un libro capace di suscitare emozioni, e che rapirà il lettore fin dalle prime pagine.

 

Roberta Strano, scrittrice e blogger

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L’amore in contrasto con la mafia: è questo il binomio che ha reso possibile a Roberto Serafini di scrivere la biografia, dolce e amara, di Cosimo Cristina, giovane giornalista “senza peli sulla lingua”, morto in circostanze sospette e mai accertate, nel 1960.

Roberto s’immerge nel ruolo di narratore, parla attraverso i ricordi della fidanzata dell’epoca, Enza, e ci racconta l’aspetto umano e l’animo gentile e rispettoso di un uomo che ha fatto della sua breve vita una missione contro le ingiustizie.

In una bella giornata di fine agosto, nella magica Caltanissetta, i due giovani s’incontrano per la prima volta e iniziano la loro amicizia, che poi diventerà amore, attraverso la corrispondenza epistolare: oltre cento lettere sgorganti i sentimenti veri e gli sfoghi di Cosimo, su come abbia trovato nell’impegno sociale, le difficoltà e le delusioni. Cosimo, infatti, non si dedica solo a scrivere articoli per altri giornali, ma fonda una sua testata “Prospettive Siciliane”, dove senza mezzi termini denuncia i reati, i mandanti e gli esecutori dei crimini efferati avvenuti nella sua terra: la terra di Sicilia che lui commemora esaltandola e mettendo a nudo la sua fragilità di luogo afflitto dal cancro della mafia. È nella ricostruzione dei fatti, seguendo la cronologia delle lettere ricevute e inviate dalla casella postale 168, che possiamo immedesimarci nel periodo in cui si svolsero i fatti. Periodo dove un bacio era una conquista, ma dove anche la libertà di espressione era un azzardo. Enza e Cosimo sognavano una vita assieme, giovani sposi pronti al futuro, ma gli eventi, in modo precipitoso e quasi inspiegabile, si accaniscono sul giornalista, che muore – forse- per un incidente ferroviario, o per mano dei suoi detrattori. A Enza rimane così il compito di conservare memorie, di essere una teca protettrice delle emozioni passate, di tramandare a un narratore il ritratto di un giovane temerario, sensibile e giusto che ha preferito rimanere sulla breccia, piuttosto che sparire vigliaccamente dal palcoscenico.

Di Cosimo rimangono pochi articoli, scritti con piglio moderno e accattivante. La sua scrittura è sorprendentemente attuale, tanto da pensare che fosse un anticipatore della forma. Enza non ha amato nessun altro: Cosimo le è rimasto dentro, come a suggellare quei baci tanto attesi e sempre cercati con ostinazione e passione.

Cosimo Cristina è stato appunto un appassionato, un uomo che ha riversato la sua energia e il senso di giustizia in ogni cosa che ha fatto, perdendo la vita in nome di una giustizia che anche noi, dopo 55 anni, stentiamo a trovare.

Un plauso a Roberto Serafini, al suo stile asciutto ma vibrante, che  mi ha portato in Sicilia con le sue parole, facendomi immedesimare nei luoghi cari ai protagonisti, come se fossi anche io con loro, su quelle strade, su quei binari, assistendo come in un teatro ad uno spaccato di vita vera.

 

Clara Bartoletti, scrittrice e blogger

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Per il libro:
"Cyborg 1.0"
 
 

"La vita come un'eco ti restituisce quello che fai o dici, perché non è altro che il riflesso delle nostre azioni... questo principio va applicato in ogni cosa, in ogni aspetto della vita, la vita ti restituisce ciò che tu hai dato a essa. La nostra non è un insieme di coincidenze, è lo specchio di noi stessi"- dal romanzo di R. Serafini - Cyborg 1.0.

 

Con questo incipit che trovo, a mio avviso, molto significativo e vero, volevo iniziare il mio feedback, per il romanzo di questo autore. Innanzitutto ci tengo a sottolineare che la scelta di lettura di questo libro è stata guidata dal suggerimento della mia amica scrittrice Rosalba Vangelista e per i numerosi feed positivi pubblicati. Il romanzo mi è piaciuto molto per due ragioni particolari: la trama e le emozioni che la storia mi ha suscitato. Queste sono state molto forti nel corso di tutta la lettura e sono state molto differenti (sgomento ,sofferenza, angoscia, paura, sollievo, sorpresa, curiosità). Molto bello anche per i personaggi e l'ambientazione scelta. Un giovane ingegnere, John Miller, che grazie alle sue doti eccezionali riesce a creare un cyborg dalle sembianze umane di nome Venus, con capacità straordinarie. Fin qui tutto sarebbe ovvio e scontato, quanti libri e film hanno ampiamente trattato l'argomento nei modi più svariati. Ed è in questo che si differenzia Serafini, nel modo. In un'epoca dove la modernità sembra essere a una svolta, essa stessa si dimostra insufficiente. L'uomo, nonostante tutto, è legato alla sua umanità in modo viscerale, si deve sentire vivo ,amato, desiderato e coccolato. I sentimenti ci diversificano come le nostre emozioni ed è sempre quello a cui aspiriamo. Un forte confronto tra ciò che l'intelligenza artificiale può e potrà offrirci e ciò che noi esseri umani cerchiamo, il contatto con gli altri e l'amore. Dove, tra i due, le nostre fragilità prendono sempre il sopravvento. Bello ,bello e bello dal finale inaspettatamente acre, dove anche i buoni mostrano ed esaltano il loro lato oscuro per perseguire un bene superiore. Volevo evidenziare tre momenti che mi hanno maggiormente emozionata: quando John rivolge parole amorevoli alla salma della madre, quando narra come accidentalmente ha ucciso la sua compagna di college e per concludere, il finale quando si evince che l'esperimento di John di far convivere mente umana in corpo artificiale dopo un apparente flop si scopre funzioni.

Spero che nasca un seguito a questo romanzo,l'ho amato molto e consiglio vivamente la sua lettura.

 

Valentina Murro

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Sono molto soddisfatto e ho trovato davvero piacevole ed interessante la lettura di questo libro, genere nuovo per me. Umanità e fantascienza si mescolano, intrecciandosi, in una storia che è davvero molto particolare. Il titolo potrebbe depistare il lettore, facendo credere che si parli solo ed esclusivamente di Cyborg, Robot e Scienza, ed invece qui viene il bello. C'è tantissima umanità in questa trama che vede il personaggio principale John Miller, che è un Ingegnere, alle prese con la divisione della sua personalità, creatore ed essere umano tormentato da un grosso segreto, custodito gelosamente e mai confessato nemmeno a colui che è il suo migliore amico. Una situazione drammatica, avvenuta in un giorno particolare della sua vita segnerà profondamente John. Ho trovato ottima la descrizione delle emozioni in quella parte cruciale della storia, avevo un nodo in gola pazzesco. Perfetti i salti temporali che ci sono nel racconto, un confronto tra passato e presente che mi hanno aiutato meglio a capire chi sia John e cosa prova, emotivamente parlando. Il racconto è caratterizzato anche dalla presenza di una parte medica, dove vengono citate alcune patologie, con relativi sintomi. Divertente la compagnia e i dialoghi con Venus, altra “protagonista” principale della storia. Ero molto divertito immaginando ogni situazione, dove c'era lo scambio di battute e i dialoghi tra i due e la loro collaborazione in determinati interventi. Mentre la trama scorre entra in scena un altro personaggio straordinario, Penny Smith, e la sua vita andrà incontro ad un enorme “cambiamento”, ma non vi accenno nulla, capirete leggendo il libro. L'amore è un sentimento molto forte, che può spingere un essere umano a compiere gesti estremi. Spesso insieme alla Scienza potrebbe creare qualcosa di superlativo, splendido, ma nella vita non sempre, o al massimo non nei tempi sperati, quello che più desideriamo si avvera. Nella parte finale della trama si ritorna al filone fantascientifico, ma che vede nuovamente un intreccio tra scienza ed umanità.

 

Fabio Mascia

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Ho letto Cyborg 1.0 di Roberto Serafini... che dire? L ho trovato accattivante e paradossale...paradossale xke contrariamente quanto detto dal titolo... il romanzo pone al centro gli aspetti conflittuali dell esser umano e a volte anche di chi umano non lo è...
Non a caso la frase che a mio parere riassume il romanzo è questa
"Nonostante io penso e sento... sarò destinata per sempre e comunque a non essere " Il romanzo pone l attenzione di 3 personaggi. Venus il Cyborg che nella sua perfezione mostra tutte le insicurezze e curiosità di una donna reale. Penny una ragazza di provincia che trascorre la sua esistenza nell attesa di realizzare il suo desiderio
Il più contorto e protagonista è John Miller - Studente modello compensa le sue carenze affettive con una carriera invidiabile...
Un rimorso però turba la sua intelligenza
Prova in ogni modo a redimersi, ma il suo lato oscuro rovina ogni tentativo di compiere una buona azione
Finché capisce una volta x tutte qual è il giusto rimedio
Stilisticamente lineare, offre parecchi spunti di riflessione... la freddezza maniacale di John da i brividi, ma poi rispetto al quotidiano dei giorni nostri in fondo è spaventosamente normale... Detto ciò più che una storia futuristica e fantascientifica...io la trovo carica di sentimento e di tanta umanità... da leggere assolutamente!!!

 

Renato Costa

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Cyborg 1.0 dovrebbe essere un fantasy,ma secondo il mio punto di vista,è un vero e proprio romanzo di fantascienza, che tanto fantascienza non è. L'autore Roberto Serafini,con questo romanzo, ha messo in evidenza una realtà futuristica molto probabile, mostrandoci come la tecnologia bionica potrà svolgere il proprio lavoro in un prossimo domani alquanto plausibile. La trama è incentrata sulla creazione di un automa sotto tutti i punti di vista, perfetto esternamente come l'essere umano e migliore in ogni potenzialità. Il suo ideatore si affezionerà a quella creatura tanto da pensare per un attimo, di tenerla accanto a sé per sempre. Ma il desiderio di essere amato non potrà essere accolto da chi amore non può dare e non può accogliere. Pagherà caro il suo senso di onnipotenza che ad un certo punto della storia, si approprierà della sua mente e con un finale che lascia spazio ad un sequel,personalmente consigliabile. 
Un romanzo che si legge da sé, che intriga dopo poche righe e per cui non si riesce a presumere il seguito, per niente scontato ed altresì stimolante ed intrigante. Il romanzo è scritto con semplicità e pieno di dettagli veritieri,ma comprensibile in ogni passaggio tecnico che lo caratterizza. In alcuni punti della storia,invece, i sentimenti dei protagonisti vengono trattati con particolare delicatezza e sensibilità, da commuovere. Un passaggio in particolare ha catturato il mio interesse: un monologo originale in cui uno dei protagonisti si trova a parlare come se fosse la lancetta di un orologio, che riflette sul tempo che scorre e sulla monotonia nel fare sempre lo stesso gesto ogni ora,ogni giorno,ogni anno.
La mia personalissima opinione è che il romanzo è di una straordinaria originalità nel considerare la possibilità che un cyborg, simile all'essere umano possa sostituire quasi totalmente alcune caratteristiche tipiche degli uomini, tranne la mancanza di evidenti sentimentalismi. Quei sentimenti che sono prerogativa dell'essere umano e che non potranno mai essere ricostruiti neanche dalla migliore tecnologia. Lo scrittore ha colto in pieno e narrato sapientemente il processo di decadimento in cui gli esseri umani si stanno convincendo di poter sostituire Dio, nel creare la vita. Ma ha anche avuto la sensibilità di trattare la morte,il rimorso,l'attesa dell'amore con una delicatezza tipica quasi esclusivamente del mondo femminile. Io ho amato leggerlo e lo consiglio vivamente. Un esempio:ho narrato questo libro ad una mia amica, mentre vedevamo un film che interessava molto. Sapete come è andata a finire?La mia ascoltatrice si è completamente dimenticata di seguire il film, presa dal racconto e il suo viso stupefatto e l'attenzione con cui tendeva l'orecchio, stando in silenzio, mi ha dato la conferma che la storia trattata è veramente meritevole. Entrambe abbiamo detto:"Qui ci vuole il seguito, assolutamente!". E spero tanto che il nostro Roberto Serafini, ci dia ascolto...

 

Stefania Palamidesi, scrittrice

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Con il suo dottor Frankenstein, nell’ormai lontano ‘800, Mary Shelley tratteggiava il ritratto di un Prometeo moderno. L’ingegnere cibernetico John Miller, protagonista di Cyborg 1.0 potrebbe rappresentare il Prometeo futuro.

Non ha nulla di mostruoso, né di sgraziato la sua creatura, di certo non nell’aspetto. Il robot di ultimissima generazione da lui progettato, può assumere qualsiasi sembianza umana. Il prototipo Venus, per esempio, si presenta come una bellissima donna, dal fisico slanciato e la fluente capigliatura bionda ed è così verosimile da poter facilmente ingannare chiunque la guardi. A differenza di una persona in carne e ossa, però, non teme la morte e nemmeno le malattie, ha l’intero scibile umano inserito nell’hard disk del suo cervello elettronico ed è in grado di eseguire con estrema facilità compiti che un uomo da solo non potrebbe.

Ideato allo scopo di recare beneficio all’umanità il cyborg 1.0 può rivelarsi utile non solo nel disbrigo di banali incombenze quotidiane ma anche in casi più complessi e, all’occorrenza, può salvare delle vite. Tra le sue peculiarità vi è, infatti, la capacità di diagnosticare in tempo reale qualsiasi malattia e di prestare efficacissimi interventi di pronto soccorso.

Tutto sembra essere pronto per la messa in commercio di questo gioiello tecnologico quando il suo creatore dichiara di voler fare ancora qualche test. È così che John, allontanatosi con Venus dalla sede della Cyborg Corporation, torna alla casa della sua infanzia allo scopo di trascorre alcuni giorni in compagnia della sua creatura.In realtà il test a cui pensa lo scienziato non è di natura tecnica.

John è curioso di sperimentare in prima persona come possa essere la convivenza con un cyborg e quali implicazioni possa comportare anche da un punto di vista psicologico.L’esperimento non tarda a produrre i suoi sconcertanti effetti. John, che da un decennio non ha più rapporti con una donna, che fatica ancora a metabolizzare la morte improvvisa di entrambi i genitori e che convive con un terribile scheletro rinchiuso nell’armadio, al cospetto di Venus sembra aprirsi rivelando il suo nucleo più fragile.

La creatura, tutta circuiti e pelle sintetica, in maniera imprevedibile rompe il silenzio in cui l’uomo si è trincerato. Come fosse di fronte a un confessore o sul lettino di uno psicanalista, John comincia a raccontarsi e… in questo modo scoperchia un vaso di Pandora.Avvalendosi di uno stile asciutto, incisivo e strutturando la sua trama come fosse un giallo, l’autore ci fa oscillare tra passato e presente per bocca del suo protagonista. A piccole dosi ci svela il mistero che si annida nei trascorsi di John risalendo alle origini e alle motivazioni che sottendono il suo folle progetto.Folle perché il cyborg 1.0 non è che la prima bozza di un disegno più ampio e più ambizioso.

Quella dell’ingegnere Miller, è appunto la storia di un novello Prometeo che, sfruttando le potenzialità delle nuove tecnologie si improvvisa dio sfidando i limiti della natura umana. Come il dottor Frankenstein, John è segnato da un grave lutto e partorisce il suo progetto per sfidare la morte ma si spinge un passo oltre perché lui nasconde una motivazione in più: il bisogno di espiare una colpa inconfessabile, di correggere con il futuro un errore commesso in passato.

Pur confezionando un romanzo che si legge tutto d’un fiato, non solo per la sua brevità ma per il ritmo serrato che lo caratterizza e la curiosità suscitata dal plot, Roberto Serafini solleva una serie di quesiti annosi quanto profondi toccando tematiche fortemente attuali e non trascurando di pizzicare le corde dell’emotività.La breve convivenza tra John e Venus, come già la sua semplice creazione, inevitabilmente apre una finestra sul dibattito bioetico mettendo in discussione la definizione stessa di umanità.

Quale il reale confine che distingue l’uomo dalla macchina, quale la sede delle emozioni e della personalità? Il nostro corpo è solo un contenitore in cui provvisoriamente alberga la nostra vera essenza oppure è parte inscindibile della nostra identità?

Di certo in questo libro non troverete le risposte ma, tra le sue pieghe, vi assicuro, scoverete molti spunti interessanti. L’incontro con Venus, in fin dei conti, potrà rivelarsi un test anche per voi.

 

Miriam Mastrovito, scrittrice  (Reborn, Il mistero dei libri perduti, Il mendicante di sogni) e blogger

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Eccomi per la seconda volta a dover commentare il secondo libro di Roby... spero di farvi capire quello che ho provato nel leggerlo. Leggere è bello, oltre che importante; ma ho più volte sottolineato,parlando con i miei amici, che anche scrivere è importante oltre che bello. Diventa oltremodo utile abituarsi a scrivere di ciò che si legge.

Non è facile però decidere cosa dire, cosa non dire e con che ordine procedere, non è facile spiegare, per esempio, perché quel libro che parla d'amore come tanti altri è però molto diverso e originale, spesso poi la cosa più difficile è giustificare proprio il fatto che ci è piaciuto o che ci ha lasciato indifferenti. Basato su una storia chiaramente fantastica, Roby con questo libro ci fa riflettere su alcuni aspetti del nostro mondo.

Lo stile è abbastanza scorrevole, con poche ma accurate descrizioni che lo rendono piacevole, uno dei punti di forza maggiori di questo romanzo sono appunto i personaggi molto ben costruiti, lo è ad esempio il personaggio del tenente Moore, non sempre presente ma importante. Comunque in questa storia vengono toccate tematiche di scottante attualità: dall'estrema facilità discutibile e immorale, accompagnata dall'evoluzione tecnologica che ci aspettiamo tra un bel po' di anni.La storia scorre via senza intoppi, come un convoglio ad alta velocità su un binario rettilineo. Anche se la conclusione ha qualcosa di artefatto, di voluto, chi legge starà con il fiato sospeso sino alla fine, chiedendosi che fine farà l'ingegnere Miller. Bello, veramente bello e avvincente.

Roby mette a segno un altro colpo vincente.Complimenti mio amico, sarò ben lieta di leggere in futuro tante cose scritte di tuo pugno... un bacio... Clelia.

 

Clelia Tilatata

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Sono un'amica e "collega" di Roberto, nel senso che ultimamente è nostra pratica scambiarci reciprocamente consigli letterari riguardo i nostri scritti.Vorrei commentare Cyborg 1.0 senza fare spoiler.Questo romanzo è adatto a chi, con un paio di centinaia di pagine, vuole che nella sua mente si scatenino le molteplici domande, che spontaneamente emergono, quando si parla della moralità della scienza. Fino a che punto è giusto spingersi?è l'uomo in grado di comprendere quando sia necessario applicare dei limiti al progresso?Il romanzo è trasparente e scorrevole, (sin dai primi capitoli mi ha ricordato il Ken Follett de "Il terzo gemello"), Lo stile è limpido, forte di un linguaggio forbito, a tratti tecnico ma comunque comprensibilissimo e piacevole.Nessun aspetto del romanzo risulta troppo approfondito, questo lato può piacere e non, ma in fondo, non tutti gradiscono perdersi in fiumi di aneddoti ridondanti e superflui. Propio per la forte adattabilità ai gusti di una grande fetta di lettori, ne consiglio la lettura a tutti. Bravo Roberto, adesso aspetto di sapere come andrà a finire.

 

Claudia Crocioni, scrittrice (Alienato, Le notti bianche a Miami), blogger

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L'ho letto in 6 ore... senza mai fermarmi... mi ha preso tantissimo. Scrivi benissimo!!! Bravo!!!

 

Amedeo Bartoletti

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Roberto ti faccio i complimenti, un romanzo scritto in maniera molto dettagliata, in modo fluido e scorrevole, ben impostato.La lettura scorre in maniera libera e serena ma forse necessitava di più suspence, manca quell’effetto sorpresa... che sicuramente troveremo nella pubblicazione del "sequel".Spero che questo sia solo l’inizio di tanti tantissimi altri romanzi.Con affetto sincero.

 

Gloria Nolfo

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Roberto Serafini ho letto il tuo romanzo: ciò che fa un romanzo di successo è quella voglia che ti spinge a leggere leggere e non smettere sino alla fine, è ciò che mi è successo con il tuo libro, quindi coinvolgente con mix di suspanse che ti tiene incollato, l'unica nota stonata l'ho trovata nell'incipit del libro troppo scontato, secondo me necessitava di un'introduzione articolata in modo diverso, per il resto mi è piaciuto tanto, complimenti veramente, ti auguro l'inizio di un grande successo... 

 

Antonella

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Ho letto questo libro in pochissimo tempo, due ore soltanto per essere catturata e travolta dal destino di John e di Venus. Due destini, uno umano e l'altro cyborg legati da una forma di amore che va oltre la vita e la morte. Certo scorrendo le pagine, a volte sorge una specie di angoscia al pensiero di quanto le macchine, sempre di più, occupano posto nel nostro mondo, di quanto in realtà siamo fragili in confronto a loro.

Ma c'è una vena di dolcezza infinita quando Venus chiede a John: «Quindi... morirò.», «Quindi basta solo staccare la spina e io non sarò più.»E in queste poche frasi è racchiusa la fragilità di Venus, il suo essere attaccata a una vita che non è totalmente vita. Una frase che mi ha fatto provare tanta tenerezza....Un pezzo del libro davvero stupendo è la descrizione della vita lenta e inesorabile di un orologio "‘Adesso vado’ – dice la lancetta dei minuti a quella delle ore andando via – ‘Ripasso tra un’ora’. ‘Sì, ma mi trovi cinque minuti più avanti’– risponde l’altra. Anche qui si legge la solitudine ma anche il piacere sottile di rincontrarsi, il piacere dell'attesa del prossimo incontro...

E nemmeno descrivo la dolcezza fragile ma estremamente forte di Penny, anche lei in attesa come le lancette, che il suo unico amore si accorga di lei. E io devo dire che dopo solo due ore di lettura, vivrò nel piacere dell'attesa di un nuovo lavoro di Roberto...

 

Relitha Byron, blogger

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Bellissimo romanzo, di grande impatto, ben descritto nei dettagli, un intreccio coinvolgente che non ti fa smettere di leggere....complimenti all'autore Roberto Serafini.

 

Luciana Delle Fratte

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Ho acquistato l'ultimo libro di Roberto Serafini, l'e-book Cyborg 1.0, venerdì sera e, letto le prime frasi, mi sono appassionata fino a notte alta.La storia si snoda con naturalezza, ben scritta, con uno stile essenziale, pare quasi una sceneggiatura.

Sabato ho impegni, ma domenica pomeriggio spengo i cellulari e mi immergo nella storia, avvincente: l'idea è affascinante e terrificante al tempo stesso, il sogno della cibernetica applicata.Non nascondo la mia compassione per Venus, sacrificata per resuscitare Penny, Venus bellissima e senza anima che viene "invasa" da Penny e dal suo grande amore per John.

Credo che Roberto sia riuscito nell'intento che è di ogni scrittore, far sentire il lettore dispiaciuto che il romanzo sia già finito e speranzoso che al più presto venga pubblicato il "sequel".Roberto, fai uscire Penny dalla teca, è viva!Ancora complimenti e ad maiora...

 

Rosanna Tafanelli, avvocato

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La storia mi è piaciuta, perché intreccia il thriller con la fantascienza. Il personaggio di Penny è il mio preferito e l'epilogo mi ha fatto sorridere. Di sollievo! E' molto azzeccato. Altri punti che ho apprezzato è stata la descrizione delle lancette dell'orologio, e il climax del dopo intervento al cervello, quando Venus non risponde ai comandi. 

Scrivi molto bene, e la storia corre, ha ritmo ed è anche visiva, nel senso che le descrizioni mi apparivano alla mente tipo film e questo è apprezzabile, perché crea nella mente lo svolgimento delle vicende. Il finale è fantastico. Proprio perché Penny parla in prima persona ed esterna le sue difficoltà, la sua amarezza per non essersi mossa subito, e vi è comunque un lato di speranza, come dire "prima o poi qualcuno saprà che io esisto". 

Quindi per concludere ti dico mi è piaciuto molto, anche perché l'ho letto in un week end e non vedevo l'ora di vedere come andasse a finire. 

 

Clara Bartoletti, scrittrice (April Rose, 528, Tra le spighe d'amarena)

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Per il libro:
"Jozef Medový. Un voto d'amore per amore degli altri"

 

E' sempre molto difficile recensire una biografia, specialmente se il protagonista della storia è un sacerdote di Smolenice, un paese della Slovacchia, costretto a vivere in esilio in Italia, lontano dai suoi affetti più cari e dai luoghi dell'infanzia. Un uomo di spessore, erudito che ha scelto di vivere vicino alle persone, per le persone.

La terra di Cecoslovacchia, nata sulle macerie dell'Impero Austro-Ungarico, si dichiara indipendente nel 1918, ma nonostante un'industria in forte espansione, durante il periodo tra le due Guerre, si trova a fare i conti con un forte contrasto interno fra le varie etnie, tant'è nel 1935 la Prima Repubblica crollò, dando spazio al nuovo partito nazionalsocialista guidato da Adolf Hitler e l'avvio della dittatura. Varie trasformazioni, annessioni e la Guerra, con le deportazioni, influirono ulteriormente su scelte politiche: come sappiamo gli Stati vincitori si "spartirono" l'Europa, e questa zona andò sotto il controllo sovietico comunista, fino al crollo del Muro di Berlino.

Solo un piccolo spiraglio si ebbe con la "Primavera di Praga", che fece respirare solo per poco la popolazione, nuovamente messa a tacere dai carri armati nel 1968. In questo lungo e doloroso periodo, la scelta sacerdotale era sottoposta al regime. Molti sacerdoti, suore e frati vennero incarcerati, torturati, privati della libertà di culto e di espressione.

E' in questo frangente che Jozef Medovy - Giuseppe - arriva in Italia. E' uno straniero, ha abbandonato tutto, non lo ha abbandonato la fede. Questa fede è la spinta e il nutrimento che porterà il giovane sacerdote a fare del bene, ad aiutare le persone, a fare in modo di tenersi in contatto con chi è rimasto in patria, a soffrire e a combattere in modo silenzioso una battaglia umana contro l'oppressore e per riprendere la propria dignità di uomo e di chiesa, di fratello, amico e figlio.

Dalle pagine scritte da Roberto Serafini, troviamo due facce dell'autore: da una parte il preciso e analitico biografo, dalle cui parole non traspare l'emozione ma solo la verità dei fatti; dall'altra il lato umano dello scrittore, che ancora si commuove - e commuove - con frasi semplici ma ricche d'amore. Sì: non è un omaggio al piccolo grande sacerdote, non è solo un riconoscimento e un invito a non dimenticare, è un atto d'amore e di affetto.

Per un motivo analogo - Roberto cambia città, si trasferisce a Cerveteri nel 1982, lasciandosi dietro le spalle la sua infanzia, il destino vuole che i due si incontrino. Il sacerdote e il giovane romano, appassionato di musica, a cui Jozef affida l'organo della chiesa. Roberto è un autodidatta, ma in lui si intravede una certa dimestichezza con l'imponente strumento e Jozef decide di aiutarlo, di pagare le rette a un insegnante perché Roberto possa imparare. Possa studiare. In questo gesto si riconosce un animo generoso e nobile, sincero; un gesto che viene da chi ha sofferto, da chi è stato vessato e non aiutato nelle scelte, da chi ha conosciuto l'altrui volontà di impedire a qualcuno di esprimersi.

Sono queste le pagine più emozionanti, dove si legge il cammino del giovanissimo e del sacerdote: un cammino fatto di viaggi, di interessi reciproci, di solidarietà. Viaggio che si fermerà solo davanti alla morte. Anche durante la malattia di Jozef in cui la paura della solitudine lo aggrediva, avendo perso tutta la famiglia, avendo ormai rinunciato alla sua casa natia per vivere in Italia, Roberto e altri non lo abbandonano. E anche quando ormai non è più in grado di svolgere il servizio sacerdotale, don Francesco, il successore, decide di tenerlo con sé. Roberto continuerà a andare a trovarlo, per parlare con lui, per attingere dal sacerdote parole di conforto, di sostegno perché entrambi non rimangano soli.

Anni dopo Roberto Serafini decide di scriverne una biografia, e comincia un'indagine che percorre l'Europa, che filtra i sentimenti delle persone che lo hanno conosciuto e al tempo stesso riparte da un'Europa non troppo lontana, raccontando la storia, quella che non conosciamo a fondo del periodo più brutto del secolo scorso, ma che fa parte del nostro vissuto e che ha lasciato orme indelebili di tristezza quanto di determinate speranze.

La citazione:
"Come tutti gli addii, anche questo aveva un sapore un po' amaro e io non riuscivo davvero a immaginare quella chiesa senza di lui, non sentire più la sua voce uscire dagli altoparlanti, il rumore dei passi sul pavimento marmoreo o gli scatti della serratura del grande portone di ferro che chiudeva dopo la messa serale."

 

Clara Bartoletti, scrittrice (April Rose, 528, Tra le spighe d'amarena)

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Più che una biografia, ciò che Roberto ha scritto è un GRAZIE ad un amico che lo ha accompagnato nella sua crescita interiore.
In questo libro ha riscritto il percorso di Jozef Medovy, Don Giuseppe, sacerdote slovacco costretto alla discriminazione religiosa, andando a ritroso nei ricordi, nei racconti di questo grande uomo che ha segnato la vita di molti che lo hanno conosciuto. Un cammino nel passato di questa figura umile, quasi invisibile, ma che ha lasciato segni ben tangibili nel mondo religioso. Il vissuto di un uomo e di un popolo che ha subito la dittatura. 
Ogni autore ha un proprio moto interiore che spinge a scrivere. Roberto ha scritto per amore e riconoscenza verso un amico che ora non ha più. In ogni pagina si assapora la grande stima ed amicizia che prova per Don Giuseppe. Ha sfidato la difficoltà di essere accolto dal grande pubblico (il tema religione, clero non è un genere che va per la maggiore). Compito non facile, ma Roberto ci è riuscito. Bravo Roby!

 

Tiziana Cattaneo

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La storia ci insegna che la cattiveria umana non ha confini, può insinuarsi in un contesto sociale in maniera subdola e diventarne trama e tessuto. I popoli e gli uomini soffrono, legati tra le maglie strette con nodi scorsoi. Non sempre conosciamo il dolore delle popolazioni, a volte le notizie sfiorano appena le nostre orecchie e passano indisturbate mentre la gente soffre e urla senza speranza di essere ascoltata. È successo sempre e sempre succederà se l'uomo non si deciderà a vivere in pace e nel rispetto di tutti. Grazie Roberto Serafini, ho letto il tuo libro "JozefMedovy " con molto interesse. Conoscevo appena lo strazio del popolo ceco, pur avendo avuto rapporti di parentela con una persona fuggita dalla Cecoslovacchia.
Secondo me hai fatto un regalo immenso al tuo amico sacerdote e a tutti noi.

 

Giovanna Avignoni, scrittrice (Sono nato troppo presto, Come una bolla)

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Questo libro è stato un omaggio per tutti quei personaggi che durante la guerra sono state vittime di quel pensiero sbagliato dettato, a mio avviso, da individui chiamati a governare uno stato intero senza la minima capacità. Jozef Medový è uno dei tanti... vittime di quella guerra assurda, un sacerdote chiamato a intraprendere il suo percorso fuori la sua Patria... e per colpa della politica non fece piu ritorno... ma quanti ce ne sono come Jozef? Non è la prima volta che inizio queste letture, la storia della seconda guerra mondiale mi ha sempre molto appassionato, sia le notizie politiche che tutto il suo contorno ricco di storie umane di un immensa grandiosità: "Il processo di Norimberga"... iniziai con questo bel libro... è il più importante processo effettuato contro criminali di guerra nazisti... rimane il simbolo dei processi contro le atrocità commesse dal nazismo."Il diario di Anna Frank"... un diario scritto da una bambina ebraica ricco di sentimento ed umanità. Ne ho citati solo due dei libri che ho letto... perchè voglio lasciare spazio a questo libro appena concluso. Molti sono i fattori che mi hanno spinta a leggere, uno fra tutti è lo scrittore.

Roberto Serafini, da me chiamato con affetto Roby, l'ho conosciuto cinque anni fa in una chat dove entrambi facevamo giochi di ruolo. Mi ero accorta delle sue notevoli capacità nello scrivere e raccontare quando mi fece leggere dei racconti medievali scritti di suo pugno... ne rimasi molto colpita ed ancora conservo i suoi scritti. Appena ho saputo dei suoi due libri ho voluto assolutamente leggere il primo, in forte ritardo lo so, ma dovevo farlo... dovevo rendere omaggio al mio amico e poi ricordando il suo modo di scrivere non ho trovato alcuna problematica nel leggere.

Il suo talento nel mettere tutto su carta è fantastico, lo si evince da come la lettura è scorrevole... l'occhio corre quasi solo... come in balia di qualche forza sconosciuta... avevo la percezione che qualcuno guidasse i miei occhi... spesso dovevo chiudere il libro per non continuare... sarei stata capace di finire la mia lettura in un giorno. Di questo libro ho amato molto la semplicità delle parole che ha usato Roberto, anche quando descrive date e vicende avvenute durante gli anni di guerra... lo fa in un modo tutto suo personale, è qui che si capisce che quelle vicende sono state narrate da Jozef a lui... le descrive mettendoci il cuore dentro.

Cosa stupenda è quando descrive la sua conoscenza con il sacerdote... genuina... semplice... e terribilmente vera. Un libro semplice ma allo stesso tempo capace di trasmettere nel lettore una sorta di interesse che va al di la della semplice curiosità. Un bellissimo rapporto... grandi amici... complici... la consapevolezza di poter donare privandosi di qualcosa... questo da sempre fa onore al genere umano. I miei occhi hanno trovato commozione quando Jozef Medovy (Don Giuseppe) si spegne... ho cominciato ad immaginare Roberto lì... vicino a lui... ed i miei occhi hanno ceduto.

In conclusione, non vedo l'ora di poter leggere il secondo libro, sono totalmente rapita dal modo di scrivere di Roberto. Ti auguro tante soddisfazioni Roby.

 

Clelia Tilatata

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Ho avuto l’ occasione di leggere (in italiano) il libro di Roberto Serafini su mons. Jozef Medový. Innanzitutto è per noi e per il nostro piccolo popolo slovacco già una grande cosa che un italiano scriva un libro sulla vita di un sacerdote (in questa epoca!) che proviene da un piccolo paese come il nostro.Roberto Serafini lo scrive però in una maniera diversa e a dire il vero, non mi aspettavo, in un primo momento, che fosse un “saggio” così importante e tanto meno attraente, poiché i giornalisti stranieri tendono a mettere il nostro Paese in una luce meno piacevole o gradevole...

Nel libro, oltre la serietà, veridicità, ricchezza di documentazione, peculiarità scientifica, l’autore R. Serafini ci ha messo il cuore!

I suoi capitoli e racconti si leggono con gioia e appena finisci una pagina o un capitolo, non lo chiudi più ma vuoi sapere che cosa avviene dopo, nel seguente capitolo ecc. La biografia di mons. G. Medový si legge come si leggono i libri di Karl May o le fiabe per i bambini. Raccomando di piazzare questo libro nelle biblioteche nazionali e nelle biblioteche delle città più importanti del nostro paese.

 

Michele Kana

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