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- ROBERTO, PARLACI UN PO’ DI TE.

 

Sono romano, secondo di cinque figli e ho abitato in un quartiere popoloso e popolare

della periferia di Roma fino alla prima adolescenza. Da piccolo volevo fare il musicista

suonare il pianoforte, studiare al conservatorio e diventare un famoso compositore.

Purtroppo questo sogno non si è concretizzato e l’ho potuto coltivare solo come

hobby. Ho suonato tanti anni l’organo nella chiesa della mia attuale parrocchia, a

Marina di Cerveteri, dove vivo dall’età di quattordici anni. Mi sono diplomato in

ragioneria e anche se non era una materia che mi  appassionava, è stato il titolo di

studio che mi ha dato la possibilità di svolgere il mio attuale lavoro come responsabile

amministrativo in un albergo di Roma.

Per questo non lo disprezzo. La musica l’ho studiata un pochino privatamente e ho suonato negli anni in

alcuni gruppi musicali. Nel 2009 ho anche co-prodotto un CD con un noto chitarrista romano.

 

- QUANDO E NATA LA PASSIONE PER LA SCRITTURA?

 

Scrivere mi è sempre piaciuto. Ho sempre preferito le lettere ai numeri. Da piccolo scrivevo delle poesie e piccoli testi di canzoni da poter mettere in musica. Anche a scuola andavo meglio nei compiti scritti rispetto alle interrogazioni e nei temi prendevo sempre buoni voti, sia per lo stile sia per i contenuti. Anche se gli errori di grammatica li facevo regolarmente. Da piccolo ricordo che la maestra delle elementari mi fece riempire cinque pagine di quaderno con la parola “pomodoro” perché mi ostinavo a scriverlo con due emme. Si sa, i romani mettono le doppie dappertutto. Comunque, in definitiva, penso che mi sarei sentito più realizzato se avessi fatto degli studi classici o comunque di indirizzo umanistico.

 

- COSA TI HA SPINTO A SCRIVERE E PUBBLICARE QUESTO LIBRO?

 

L’idea di scrivere questo libro mi è stata data da una carissima amica alla quale raccontavo fatti e storie del mio passato che erano direttamente collegate alla persona alla quale questo libro è stato dedicato. Un sacerdote slovacco che è stato il mio parroco e con il quale ho avuto un grandissimo rapporto di sincera amicizia. Erano tanti i ricordi che mi legavano a lui e che confidavo alla mia amica, tanto da incitarmi e incoraggiarmi a metterli su carta e trarne un racconto biografico nel quale è inserita appunto anche la mia testimonianza diretta, oltre che quella di tante altre persone che lo avevano conosciuto.

 

- COSA SIGNIFICA QUESTO LIBRO PER TE?

 

Questo libro vuole essere una testimonianza e una memoria storica della vita di questo sacerdote, che secondo me ha dato tantissimo alle persone a livello umano, spirituale e morale. Fu una persona alla quale molti si rivolgevano perché sapeva sempre dirti la parola e il consiglio giusto. Anche i vescovi lo interpellavano spesso su questioni spinose e delicate. Era laureato, oltre che in teologia, in diritto civile internazionale ed era un profondo conoscitore della cultura est europea. Ho cercato di fare in modo che la figura di questo sacerdote rimanga impressa su un libro anche per ringraziarlo di tutti i benefici ricevuti da lui. Spero di averlo fatto anche a nome di quanti hanno ricevuto altrettante opere di bene, morali e spirituali ma anche materiali.

 

- COSA TI ASPETTI DA QUESTO TUO LAVORO?

 

Spero che tante persone possano leggere questo libro. Chi ha conosciuto mons. Medový troverà piacevole ricordare tanti fatti che già conosceva o scoprirne di nuovi. Molte cose sono state nuove anche per me, in quanto le ho scoperte facendo ricerche storiche o intervistando persone e amici nel suo paese natale, Smolenice. Chi invece non l’ha conosciuto, troverà magari spunti di riflessione interessanti e conoscere qualcosa in più sulla storia della Slovacchia e sugli anni del regime comunista che tanto ha osteggiato la chiesa cattolica dal 1948 al 1989. Chi ha letto il libro mi ha assicurato che molte cose che ci sono scritte non avrebbe mai osato neanche immaginarle. Infatti poco si sa della Cecoslovacchia di quegli anni. Tutto era molto nascosto e non usciva nulla al di fuori dei confini della nazione. E neanche entrava: né fatti, né persone, né cose.

 

- CHE PROGETTI HAI PER IL FUTURO?

 

Dopo questo mio primo lavoro, voglio tentare la strada della narrativa. Sto scrivendo il mio primo romanzo che penso uscirà nel 2014. Se i risultati saranno positivi ho già in mente qualcosa per il secondo romanzo. Però tutto dipende dai lettori, se troveranno piacevole e interessante la mia scrittura e il mio stile. I lettori saranno i giudici unici e sovrani dei miei lavori.

 

- HAI SCELTO L’AUTOPUBBLICAZIONE PER IL TUO LIBRO. CONTINUERAI SU QUESTA STRADA?

 

Senza ombra di dubbio sì. Ovviamente cercando di rispettare i lettori offrendo un libro degno di questo nome. La qualità non solo nella stampa ma anche nel contenuto. Spesso nell’autoproduzione si tende a stampare con una certa fretta per realizzare subito il sogno di veder pubblicato un proprio libro, ma questo a volte va a discapito della qualità, soprattutto nell’editing, risultando in molti casi approssimativo e superficiale. Meglio pubblicare con qualche mese di ritardo ma mettere in commercio un libro ben fatto.

 

- TI RITIENI UNO SCRITTORE?

 

Assolutamente no. Un solo libro pubblicato non fa di me uno scrittore.

 

- E DOPO IL SECONDO?

 

Vedremo. Intanto pubblichiamolo.

 

- UN’ULTIMA DOMANDA. COSA VORRESTI DIRE AI LETTORI PER CONVINCERLI A LEGGERE IL TUO LIBRO SU JOZEF MEDOVÝ?

 

Non dico nulla e non devo convincere nessuno. Il libro l’ho scritto come omaggio all’uomo, al sacerdote, all’amico. La mia vuole essere una testimonianza per tramandare la sua memoria, perché la memoria muore con le persone. Se non l’avessi fatto, quello che io ricordavo di lui, sarebbe morto un giorno insieme a me.

 

Fonte: http://jozefmedovy.wordpress.com/2013/10/29/intervista-con-roberto-serafini/

Incontro-intervista con Roberto Serafini

autore del libro

“Jozef Medový. Un voto d’amore per amore degli altri”

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