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Intervista di Emma Fenu 

(scrittrice e blogger)

Ho, oggi, il sommo piacere di intervistare, per "Passione Lettura", uno scrittore emergente, Roberto Serafini, autore di “Jozef Medový. Un voto d’amore per amore degli altri”.

 

 

E’ un uomo introspettivo, Roberto: un amante della magia della musica, della forza delle parole, del rispetto della memoria, della fiducia in valori che possono cambiare il mondo.

Il suo libro ci immette in un contesto storico duro, in cui essere liberi è un atto di coraggio, in cui le parole pronunciate e i confini varcati possono tramutarsi in sentenze di morte. Tempi di eroi senza spada, che brandivano invisibili armi a difesa altrui, per accogliere e non ferire, per amare e non odiare.

 

Salve Roberto, grazie per voler condividere con noi il percorso personale e letterario su cui si fonda la tua opera.

Entriamo subito nel vivo del tuo libro: chi è il protagonista della biografia che hai curato con tanta dedizione, impiegando mesi nella ricerca di documenti e testimonianze? Chi è Jozef Medový?

 

Salve a voi, e vi ringrazio per l’opportunità di far ulteriormente conoscere la vita di Jozef Medový, un sacerdote slovacco, vissuto negli anni degli stravolgimenti politici che hanno coinvolto l’Europa e il mondo nel corso del secolo precedente. Fu una persona che ha dato tantissimo a livello umano e spirituale, alla quale molti si rivolgevano perché sapeva sempre dire la parola e il consiglio giusto; perfino i vescovi lo interpellavano spesso su questioni spinose e delicate, in quanto era edotto, oltre che in teologia, anche in diritto civile internazionale.

 

Ci racconti brevemente lo sfondo storico nel quale Jozef Medový  ha vissuto e nel quale ha dato prova del suo spessore morale? Che avvenne in quegli anni, intrisi di guerra e rivoluzione?

 

La gioventù di Jozef Medový fu serena e tranquilla. La Seconda Guerra Mondiale non lasciò nella Slovacchia i segni della distruzione che si poterono vedere nel resto d’Europa, in quanto essa divenne fin da subito un protettorato tedesco, uno stato fantoccio, che non si oppose all’invasione.

In sostanza Hitler, dopo aver invaso l’Austria nel 1938, occupò e annetté alla Germania i Sudeti, ossia il territorio al confine tra Germania, Polonia e Boemia, abitato prevalentemente da una popolazione di origine germanofona.

Successivamente il Dittatore penetrò e occupò, a sud, la Boemia e la Moravia, regioni con elevata industrializzazione e con grande ricchezza di risorse minerarie. La Slovacchia, invece, non avendo grandi risorse economiche, o quantomeno in misura inferiore rispetto ai cugini cechi, non suscitò in Hitler un interesse tale da indurlo a muovere guerra contro questa piccola nazione.

Il Führer proclamò nel 1939 Primo Ministro, e poi Presidente della Slovacchia, il sacerdote Jozef Tiso, al posto del Presidente Edvard Beneš, fuggito in esilio a Londra. Tiso accettò sotto minaccia tale titolo per il bene della patria, risparmiando, così, la sua terra dalla morte e dalla distruzione. Tuttavia,  non la videro allo stesso modo coloro che, al termine della guerra, lo arrestarono con l’accusa di tradimento e lo impiccarono nel 1947.

Il giovane Medový maturò la sua vocazione proprio in questi anni turbolenti, tra l’occupazione “pacifica” dei tedeschi e la “liberazione” da parte dei russi nel 1945.

 

Quali sfide costellarono la vita di un uomo che decise di portare il vessillo della fede, proponendosi di diffondere pace ed amore, in un contesto in cui dominava la chiusura e la negazione della libertà?

 

 Ardue sfide. Il partito comunista, sotto l’influenza e l’egemonia di Mosca, prese il potere e, dopo il colpo di stato del febbraio 1948, condusse una serie di misure contro la religione cattolica che portarono, nel giro di qualche anno, all’abolizione e soppressione di tutti gli istituti, i conventi e le associazioni religiose. Tale regime totalitario si protrasse fino al 1989, per poi cadere, grazie agli eventi di cui si ha ancora chiaro ricordo.

Ci furono delle vere e proprie persecuzioni contro la Chiesa e ai sacerdoti cecoslovacchi, che si trovavano al di fuori dei confini della nazione, fu impedito di rimettere piede in patria.

Ordinato sacerdote a Roma, il 23 dicembre 1950, Jozef Medový fu costretto, giocoforza, a iniziare una nuova vita in Italia. Riuscì a tornare nella terra natia per la prima volta solo nel 1969 quando, dopo l’avvento di Dubček alla guida del Partito Comunista, l’unico partito del Paese, si diede avvio a una serie di riforme democratiche che consentirono agli esuli di poter di nuovo oltrepassare i confini.

A Medový spetta il merito di aver contribuito, durante il regime, alla fondazione di un istituto dove hanno potuto studiare centinaia di giovani, figli di esuli slovacchi. E la conoscenza è una grande forma di libertà.

 

Roberto, per te non si tratta, però solo di una figura che hai ricostruito attraverso fogli di carta e vecchie fotografie. Tu conoscevi bene il suo sorriso…

 

Ebbene sì, ho avuto l’onore di collaborare molti anni con Jozef Medový nella chiesa di San Francesco d’Assisi di Cerenova, in Italia, l’ultima parrocchia dove ha vissuto e svolto il suo ministero. Ho potuto diventare suo grande amico e apprezzare sia l’uomo che il sacerdote, sempre garbato e composto, mai incline alla goliardia, anche se di grande spirito e carisma.

Ho voluto scrivere qualcosa che rimanesse nel tempo a testimonianza perenne della sua bontà e generosità, ma, questo mio libro, è anche un omaggio a Smolenice, l’amata e mai da lui dimenticata città natale, e ai suoi abitanti che ringrazio di cuore perché hanno sempre tenuto vivo il ricordo di questa persona eccezionale. Il mio scopo, pertanto, non è stato unicamente quello di raccontare la cronaca degli avvenimenti, di cui Medový fu protagonista o spettatore, ma  di portare in superficie la sua anima e la sua capacità di donare e di farsi amare.

 

 

 

 

"Capita nella vita di ciascuno di noi dover affrontare situazioni imprevedibili

o coltivare a lungo sogni  che sembrano irrealizzabili. 

Anche le vicende della mia vita, in terra lontana dalla patria d’origine,

formano un romanzo a puntate."

 

Jozef Medový

 

 

Fonte: http://www.passionelettura.it/interviste-passione-lettura/intervista-a-roberto-serafini-autore-della-biografia-di-jozef-medovy/

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