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Intervista di Rosalba Vangelista

(scrittrice)

1) Ciao Roberto, grazie per la tua disponibilità. Ci tengo molto a farti questa intervista in quanto ti stimo moltissimo come persona e come scrittore visto che ho avuto il piacere di leggere già un tuo romanzo.

Prima di entrare nel merito dell’intervista volevo chiederti, come nasce Roberto Serafini scrittore?

 

Grazie a te Rosalba per questa intervista. Sarà un vero piacere rispondere alla tue domande. Nasco scrittore a dire il vero un po’ per caso. Non c’era in me l’intenzione di dedicarmi alla scrittura con una certa continuità e costanza. Poi si sa, l’appetito vien mangiando e dopo la prima pubblicazione ho cercato di mettermi di nuovo in gioco. Adesso posso dire che sta diventando una passione sempre più forte e vorrei continuare fino a che ne avrò voglia e tempo.

 

2) All’attivo hai ben quattro pubblicazioni, ci puoi parlare brevemente di cosa trattano?

 

La prima pubblicazione tratta della biografia di un sacerdote slovacco, monsignor Jozef Medový, inviato dal vescovo di Trnava a Roma nel 1947 per proseguire la preparazione teologica. Al termine dei suoi studi non è potuto tornare in Slovacchia perché nel febbraio del 1948 ci fu un colpo di stato e non fu permesso ai religiosi di rientrare in patria. Questo sacerdote ha vissuto il resto della sua vita in Italia e nel 1982 le nostre strade si sono incrociate. L’amicizia e la stima che ho sempre nutrito nei suoi confronti è stata la spinta propulsiva che mi ha portato a scrivere la sua biografia, ben tredici anni dopo la sua morte. Lo stesso libro l’ho fatto tradurre in lingua slovacca. Subito dopo ho curato la pubblicazione di un saggio giovanile dello stesso sacerdote, ritrovato dopo tanto cercare, in un fondo della Biblioteca Nazionale Slovacca. Dopo queste prime pubblicazioni di carattere storico-biografico ho tentato la strada della narrativa, con un romanzo di fantascienza. La mia ultimissima pubblicazione invece tratta della storia d’amore e professionale di un giovane giornalista siciliano, ucciso dalla mafia nel 1960, Cosimo Cristina.

 

3) Ho letto il tuo “Cyborg 1.0” e sono rimasta molto colpita. Oltre lo stile fluido e corretto il tuo romanzo trasmette molto a livello riflessivo. Tratta di sentimenti importanti, e tutto questo anche grazie al personaggio di Venus che non è umana. Com’è nata questa bella storia?

 

Cercavo un’idea originale per il mio primo romanzo, ogni cosa che mi venisse in mente sembrava però già stata scritta da altri oppure sembrava ridicola o poco interessante. Avevo iniziato a scrivere qualche pagina di un romanzo storico ma mi ero arenato e non riuscivo ad andare avanti. Finché un bel giorno, ascoltando il telegiornale, mi sono imbattuto in una notizia di spettacolo. Parlavano di una rappresentazione teatrale, dal titolo “Sayonara”, dove un’attrice interagiva con un robot dalle sembianze umane e femminili: GeminoidF, progettata dall’ingegnere giapponese Hiroshi Ishiguro. Da lì la folgorazione. Ho immaginato un prossimo futuro dove i robot potessero far parte della nostra quotidianità e inserirsi sempre più nella nostra società, anche nell’ambito lavorativo. Ma fino a qui nulla di nuovo. La letteratura e la filmografia ha trattato decine di volte — e ancora oggi continua — l’argomento uomini e macchine “sotto lo stesso cielo”, in armonia o in guerra tra loro (vedi Terminator Genisys o Ex Machine, solo per citarne due tra gli ultimi). Alla mia protagonista robot, la sofisticatissima Venus, ho voluto dare però una possibilità oltre ogni immaginazione, una evoluzione per certi versi impossibile e per questo fantascientifica. Ma è anche vero che a volte la fantascienza può diventare realtà. Tu che hai letto il romanzo sai a cosa mi riferisco.

 

4) Adesso vorrei parlare del tuo ultimo romanzo, “Enza Venturelli: Vi racconto il mio Cosimo Cristina” che avrò il piacere e l’onore di leggere.

È una storia forte che tratta un argomento importante come la lotta alla mafia, narrata oltretutto da una donna a cui dai voce tu… Com’è stato immedesimarsi nella psiche e nei sentimenti di una donna che ha vissuto un’esperienza così drammatica e toccante?

 

Non è stato per nulla semplice e non so dire se ci sia riuscito appieno. Solo i lettori potranno dirlo. Ho cercato di infondere nello scritto le emozioni e le sensazioni trasmessemi da mia zia Enza mentre mi raccontava la loro storia d’amore. Cercavo di immedesimarmi in lei e immaginare cosa potesse provare durante le loro prime uscite da fidanzati, la felicità di sentirsi amata, l’emozione dei primi baci, il timore di non piacere ai futuri suoceri, il distacco della partenza quando si è trasferita a Roma con la famiglia, il ritorno a Termini Imerese dopo quattro mesi di lontananza e il tragico ritrovamento del cadavere del ragazzo all’interno di una galleria ferroviaria, su quei binari maledetti.

 

5) Sicuramente oltre i racconti di tua zia Enza Venturelli ti sei documentato. Come sei riuscito a ricreare un archivio storico sull’accaduto?

 

Mia zia ha conservato moltissime foto d’epoca. Ognuna di esse è un racconto, una situazione particolare, un ricordo indelebile. È stato molto difficile reperire le copie dei giornali da lui pubblicati e anche altri dove lui scriveva come corrispondente, prima di fondare “Prospettive siciliane”. Comunque, come recita quel motto latino, “nihil difficile volenti”, niente è difficile a chi vuole,  alla fine ho ottenuto quello che cercavo. Tra giornali d’epoca, internet e libri ho ricostruito i tasselli mancanti e sono riuscito a ricucire qua e là tutti i momenti chiave della storia di Cosimo Cristina, sia quelli precedenti sia quelli successivi alla sua morte.

 

6) So che ogni libro per uno scrittore è come un figlio, ad oggi, se dovessi scegliere, qual è la “creatura” a quale tieni particolarmente tra i tuoi romanzi?

 

Si dice che il primo amore non si scorda mai, che il primo figlio è il preferito perché ti dà delle emozioni nuove e mai vissute prima. Il primo, in ogni cosa e campo, sembra avere sempre un’attenzione e un merito particolare e in qualche modo speciale. C’è però una bella parabola persiana che recita così:

“Un giorno fu chiesto a un uomo sapiente:«Hai molti figli: qual è il tuo preferito?». Rispose: «Il figlio che preferisco è il più piccolo finché non è cresciuto; è quello che è assente finché non ritorna; è quello malato finché non guarisce; è quello che è in prigione finché non è liberato; è quello afflitto e infelice finché non è consolato”.

Trasferendo questa parabola ai miei libri potrei dire che il mio preferito è l’ultimo pubblicato perché è il più giovane; è quello che non ho ancora scritto perché un giorno nascerà nella mia mente; è quello che sto facendo editare, per renderlo perfetto e pronto a spiccare il volo; è quello che è in fase di stampa e quindi ancora “prigioniero” della tipografia; è quello che ha avuto recensioni negative perché deve essere riscattato e ricevere il giusto merito.

 

 

7) I tuoi autori preferiti?

 

Tra i poeti ho amato ai tempi della scuola Eugenio Montale e Giuseppe Ungaretti, ma in generale tutti i poeti appartenenti alla corrente dell’Ermetismo. Tra gli scrittori italiani, per citarne solo alcuni, Buzzati, Levi, Eco, Fallaci, Camilleri. Tra gli stranieri ho molto amato le saghe arturiane, cito quindi Jack Whyte, Bernard Cornwell e Marion Zimmer Bradley. Poi anche Ken Follet e il più leggero e commerciale Glenn Cooper. Gli scrittori russi e i sudamericani devo ancora esplorarli a dovere.

 

 

8) Roberto Serafini scrittore, e nella vita di ogni giorno che tipo di persona sei? Svelaci qualcosa di te…

 

Qualche informazione flash veloce. Sono impiegato in un albergo di Roma dal 1992. Oggi ricopro il ruolo di Responsabile amministrativo. Mi alzo la mattina alle 6 e trenta e rientro a casa alle 18,30 (treni e scioperi permettendo). Amo la musica e suono il pianoforte. Ho suonato in un paio di gruppi rock e ho anche co-prodotto un Cd musicale nel 2009. Amo gli animali e ho due gatti. Mi piace mangiare, vado matto per i primi piatti. Sono appassionato di film di fantascienza e horror. Mi piacerebbe fare qualche sport ma le mie ginocchia non me lo permettono più, causa un paio di incidenti in moto. Per questo motivo oggi sono molto più rilassato e passo anche molto tempo libero in casa, tra pc, lettura e scrittura. Ho promesso di essere veloce. Mi fermo qui.

 

9) Tu sei anche molto vicino alla “causa” se vogliamo chiamarla così dei talenti esordienti. Che consiglio ti senti di dare a un autore che ha appena iniziato il suo percorso nel mondo della scrittura…

 

Ma sono un esordiente anche io, in fondo scrivo solo da tre anni. A parte gli scherzi, cerco di collaborare con altri autori per promuovere e far conoscere il più possibile i nostri libri. Consigli particolari non mi sento di darne, almeno non dal pulpito dell’“esperto” scrittore. Se posso darne da persona adulta a un giovane che inizia a scrivere e pubblicare, posso solo dire di credere sempre in se stesso e scrivere, ma farlo per amore della scrittura, non tanto per i soldi. L’idea dello scrittore ricco, su un’isola tropicale, intento a scrivere un nuovo best seller comodamente seduto in una veranda di una lussuosa casa con vista mare è solo un sogno. Ebbene sì, è anche il mio sogno. Purtroppo la realtà è molto diversa. Di scrittura non si vive. Le percentuali che si ottengo sui diritti d’autore sono irrisorie. Quindi consiglio certamente di scrivere, ma di non cedere all’illusione di diventare il nuovo Stephen King o Ken Follet. Poi consiglio di non pagare mai per farsi pubblicare da una casa editrice, piccola o grande che sia, piuttosto meglio seguire la strada dell’auto pubblicazione.

 

10) Progetti per il futuro?

 

Scriverò sicuramente un nuovo romanzo. Ho tre o quattro trame già abbozzate, devo solo capire su quale di queste concentrarmi. E poi c’è chi mi chiede il sequel di “Cyborg 1.0”. Ho lasciato Venus in una situazione molto particolare. Mi piacerebbe riprendere da dove l’ho lasciata.

 

Grazie mille Roberto per questa intervista. Ci hai svelato tante cose importanti e interessanti! A presto!

 

 

Fonte: http://youcaniani.wix.com/autori-youcaniani#!intervista-a-roberto-serafini/c1i6j

 

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